Appunti in strada.
Il contadino, al mattino, guardando fuori dalla finestra per capire se il tempo mi consentirà di uscire a lavorare
La psicologa, mentre eseguo un’accurata autovalutazione: sono in grado di affrontare la strada oggi? Mi sento abbastanza forte da resistere all’attesa, da sorridere qualunque cosa accada, da accogliere l’indifferenza come l’attenzione, la fatica come la gratificazione, da saper aspettare ricordando che non so cosa appartiene al minuto che segue il precedente? Da dire, anzi, sapere sempre dire “grazie”?
Il facchino, montando bici e carretto, caricando, pedalando con 40kg di zavorra, allestendo il tutto in coerenti tacchi alti
La lettrice o la domatrice di circo, per tutto il tempo che il mio “capo” ritiene necessario resti in “ufficio”
L’equilibrista, ogni minuto, sbilanciandomi sul vuoto fra me e la persona che, a pochi metri, sembra si stia a sua volta sbilanciando per raggiungermi. Un attimo, per entrambi, per decidere se incontrarci in quello spazio sospeso.
Nuovamente il facchino, tornando a casa a mezza velocità.
Il contabile, che suddivide i proventi della giornata e li distribuisce fra i creditori, recepisce lamentazioni, si esibisce in elaborati esercizi di finanza creativa e moltiplicazione biblica.
La scrittrice, che cerca come può di tenere il filo di ciò che accade. Che è sempre troppo per poterlo dire. Per fortuna che c’è il lavoro della fotografa, nelle mie gallerie vis-à-vis, così si capisce senza troppe parole.
Forse l’arte è quella di fare mille mestieri, mescolarli insieme, poi metterli da parte e vedere cosa accade nello spazio lasciato libero, lo spazio condiviso, lo spazio pubblico.